In moto sulla Cordillera Blanca

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Quest’anno sono stato in Perù.

Il mio compagno di avventura  è Franco,  ed è  proprio lui, l’estate scorsa a farmi la proposta di un viaggio insieme. Quando mi chiede cosa ne pensavo del Perù rimango senza parole. Non l’avevo mai preso in considerazione. Mi racconta di avere avuto un contatto con  Edgar Roca, guida peruviana e appassionato motociclista  che oggi vive in Italia. Dopo un paio di settimane lo incontriamo a Panchià, all’Hotel Regina, dove Franco lo ospita insieme a sua moglie e i tre figli. Edgar ci racconta di fare parte di una famiglia numerosa. A partire dal padre Esteban, gli 8 fratelli hanno avuto, prima come cacciatori, poi come guide delle Ande, uno stretto rapporto con il loro territorio in tutti gli aspetti: geografia, storia, cultura, costumi, tradizioni, musica, arte, medicina naturale…E’ un loro grande desiderio salvaguardare queste ricchezze, per fare un turismo senza rovinare l’equilibrio naturale e culturale di quella meravigliosa terra degli Incas. Ci confessa di avere un sogno: Attraversare le Ande peruviane in motocicletta,  lungo le impronte inca, poi in Bolivia, seguendo  il cammino di Che Guevara, il deserto di Atacama in Chile  fino ad arrivare alla Terra del Fuoco, per la durata complessiva di 65/70 giorni nell’arco di tre anni.  Gli mancavano solo  i compagni di viaggio. Io e Franco ci guardiamo negli occhi. Più di mille parole.Come si faceva a dire di no? Quando si sarebbe ripresentata un’occasione  del genere ?

Quindi, dopo il generoso nulla osta familiare (ero già in debito per l’anno scorso), decidiamo di partire. Denominiamo il progetto “ANDELE” e realizziamo  un logo. Un paio di aziende nel settore dell’abbigliamento tecnico ci mettono a disposizione del materiale, a scopo pubblicitario.  Per mettere insieme un gruppo più numeroso, insieme a Edgar organizziamo una serata di presentazione dal titolo “Perù per tutti”, invitando i moto club locali  e ospitando anche alcuni  Emiliano-Romagnoli con testimonianze e esperienze da raccontare su quel Paese. Dopo la serata, nonostante la presenza di un folto pubblico constatiamo che il Perù proposto non era proprio per Tutti…ma solo per noi due. Per qualche tempo ho temuto che fosse rimasto solo per me perché Franco, in preda a una crisi mistica, aveva rinunciato per le notizie non troppo rassicuranti che ci arrivavano dal Sudamerica come il  terremoto in Cile, le onde anomale e non bastasse, alcuni suoi amici “veggenti” sconsigliavano la partenza.

Riusciamo a prenotare l’aereo e l’11 giugno  finalmente partiamo. Dopo 17 ore di viaggio, arriviamo  la sera stessa (-7 ore di fuso orario) a Lima, dove ad attenderci c’è Ramiro, taxista di fiducia dei Roca. Ci rendiamo subito conto del caos che imperversa nella città,  con oltre 10 milioni di abitanti e senza una metropolitana o una circonvallazione degna di tale nome!  Alloggiamo in un piccolo hotel a Miraflores, quartiere molto più tranquillo rispetto ad altri meno raccomandabili. Qui incontriamo  William, forlivese trasferitosi a Lima gia’ da parecchi anni. Ci accompagna a cena e ci dispensa consigli sugli usi e abitudini locali. Il giorno dopo visitiamo il centro della città. Ci fermiamo a vedere qualche scorcio di partita dei mondiali di calcio sul grande schermo installato in Plaza Mayor. La sera visitiamo il quartiere di Chorillos e Barranco, Più tardi partiamo  per  Huaraz, a poco più di 400 km a nord di Lima,  a 3.100 mt s.l.m., con il bus Super Cama  della Movil. E’ consigliabile scegliere una Compagnia che non fa fermate lungo il tragitto, per evitare che possano salire i “ladrones”. Qui ad accoglierci con un gran sorriso  c’è Cesar, uno dei fratelli di Edgar, che ci accompagna all’hotel. Più tardi arriva  anche Edgar  che ci porta a pranzo a casa del sindaco di Huari. Dopo un paio d’ore faccio i conti con il “soroche”, il mal d’altitudine.  Con un po’ di pazienza, un’aspirina e riposo,  la nausea e pesantezza alla testa passano. Il giorno dopo siamo ospiti a casa della famiglia Roca, a pochi Km da Huaraz. Qui tutta la famiglia è alle prese con la Pachamanca, un piatto tipico della cucina peruviana, preparato con l’impiego di pietre roventi, sulle quali vengono riposte le carni avvolte da foglie di platano, verdure e patate. Il tutto poi ricoperto da erba, terra e un telo lana. Terminata la cottura si cominciano ad estrarre le pietanze, tutte  molto gustose e saporite, in particolare i piselli, la fava e una specie tubero, simile alla patata chiamata OCA.

La mattina seguente inforchiamo finalmente  le moto. Edgar ci ha preparato delleYamaha 200 cc, all’apparenza un po’ leggerine, ma che si sono poi rivelate ottime per affrontare il percorso, fatto al 90% da  carreteras piuttosto impegnative. Al seguito abbiamo anche il meccanico Herbert, con la sua Honda XL che avrà modo di mostrare la sua abilità nel riparare un paio di forature. Arriviamo a Chavin de Huantar, un sito archeologico contenente rovine ed artefatti originali costruiti dai Chavín, una cultura precedente agli Inca, attorno al 900 a.C.

Poi proseguiamo per  Huari, dove in prossimità di una laguna un gruppo di indigeni ci da il benvenuto con  musiche, danze e costumi tipici. Non ci è sembrato vero che avessero preparato tutto solo per noi. La mattina seguente saliamo a quasi  5.000 mt s.l.m., sul passo di Punta Olimpica, dove si può ammirare nella sua imponenza il Huascàran, la montagna più alta del Perù a 6.768 m. s.l.m.

Che dire….un vero spettacolo della natura.  Rimaniamo più di un’ora a scattare foto. Un condor volteggia sopra le nostre teste a poca distanza.

Attraversiamo villaggi su strade sterrate piene di polvere, sassi e fango, costruzioni in adobe, servizi igienici praticamente inesistenti,  donne che accudiscono ogni tipo di animale, gente povera ma dignitosa che ti sorride sempre e ti porge cordialmente il benvenuto. I bambini di ritorno da scuola in perfetta uniforme fanno contrasto con l’ambiente circostante.

Facciamo visita presso le varie missioni dell´ OMG, meglio conosciuta come Operazione Mato Grosso. Qui Padre Ugo, suo fondatore e guida spirituale ha compiuto un vero miracolo: ha costruito ospedali, scuole e centri di accoglienza per i poveri.

Abbiamo toccato con mano quanto gli italiani siano generosi verso i bisogni della povera gente, sia per l´invio di donazioni, sia nel mettere a disposizione la propria vita per la MISSIONE .

Il quartier generale dell’OMG si trova a Chacas dove vive Padre Ugo.Qui è nata la  scuola d'intaglio del legno,  dove gli alunni ricevono istruzione, formazione professionale, vitto e alloggio. Gli allievi vengono accolti, dopo essere stati scelti tra molti candidati, in considerazione della povertà della famiglia e della bontà del ragazzo. Una volta terminata la scuola viene regalato loro un kit con tutti gli strumenti da lavoro. Alcuni iniziano ad esercitare un lavoro, altri vendono gli attrezzi per comperare da mangiare. Proseguiamo lungo le missioni e conosciamo Cesare di Bergamo, a Hachucocha che insegna ai campesinos peruviani a fare il formaggio, Tommaso di Città di Castello che insegna la produzione di tegole per tetti, Padre Lorenzo a Chalua, alle prese con le comunioni dei bambini e infine Fabrizia a Tomanga, nella casa di accoglienza dei bambini abbandonati. Leggere nei loro occhi il bisogno di una famiglia che possa dare loro affetto mi ha fortemente commosso. Fabrizia ci confessa di non riuscire più a tornare a Trento, sua città natale perché sarebbe come farli sentire abbandonati una seconda volta. Ci racconta poi dell’ultimo arrivato, Giovanni, 5 anni, che viveva e mangiava in una capanna  con i cani in condizioni igienico sanitarie pietose. Gli faccio indossare il mio casco. Accenna un sorriso. I bambini ci improvvisano uno spettacolo di giocolieri, le bambine un balletto. A stento riesco a trattenere l’emozione.

Mi faccio lasciare indicazioni per le adozioni a distanza e Fabrizia mi dice per precisare che le donazioni vengono comunque utilizzate per il benessere di TUTTI i bambini. Approvo pienamente. Compriamo alcuni sassi decorati dai bambini nelle ore di laboratorio e ce ne andiamo.

Ripartiamo da Huaraz per raggiungere un altro passo, Portachuelo a 4.700 mt s.l.m.. Passaiamo da Yungay, dove erge la statua del Cristo, con le braccia aperte dopo   il terremoto che  nel 1970  ruppe parte del ghiacciaio dello Huascarán coprendo di pietre, fango e neve tutta la città di Yungay lasciando 20.000 morti. Attraversiamo il parco e un nuvolone minaccioso ci fa presagire il peggio.

Raggiungiamo la vetta, intirizziti dal freddo sotto una fitta nevicata. Ci scaldiamo le mani sulle marmitte e ripartiamo per Yanama. La sera mangiamo a casa di Edgar. Claudia, sua moglie ci prepara un bel piatto di spaghetti e chiudiamo la serata con un profumato sigaro cubano. Ne offriamo uno anche a Herbert, il meccanico che dopo poco lo spegne e lo conserva come una reliquia. Il padre di Edgar, Esteban è disperato perchè gli si è rotto il fucile. L’indomani sarebbe dovuto andare a caccia di cervi. Herbert, l’aggiustatutto, riesce anche in questo. Fenomenale.

Pernottiamo in una casa famiglia, dove al posto del cane domestico c’è un capriolo che si fa avvicinare senza paura. Se l’avesse visto Esteban! Ripartiamo per la Cordillera Negra, passando nuovamente dal passo Portachuelo, questa volta con il sole. Passiamo la notte in tenda, godendoci il tramonto e l’alba di fronte allo Huascaran. Torniamo nuovamente alla nostra base a Huaraz. Stiamo terminando l’avventura. Il sindaco della città ci convoca in Municipio! Cosa abbiamo combinato? Al nostro arrivo entra una troupe di giornalisti e fotografi! Io e Franco ci guardiamo in faccia preoccupati. L’abbiamo fatta proprio grossa! Con nostra sorpresa, seguiamo invece il cerimoniale con il quale siamo insigniti del titolo di Visitatore distinguido, cioè Visitatore illustre. Edgar ci aveva riservato quest’ultima sorpresa.

La sera riprendiamo il bus che ci riporta a Lima. Incontriamo nuovamente William al quale facciamo il resoconto del viaggio. Compriamo gli ultimi souvenir, ci facciamo un piccolo tatoo-ricordo e riprendiamo l’aereo per Madrid. Lo scalo ci permette anche un pranzo frugale in Plaza Mayor, poi di nuovo in aeroporto in direzione Milano.

Che dire…. Per chi come me  è appassionato motociclista, alla scoperta di nuovi paesi, tra la gente del posto e con panorami da mozzare il fiato, questo viaggio è stato in grado di appagare ben oltre quelle che erano le mie aspettative. Mi piacerebbe soprattutto trovare il modo di potere contribuire alla missione dell’OMG, in particolare a favore del centro di accoglienza dei bambini abbandonati di Tomanga. Per la tappa del prossimo anno è nostra intenzione organizzarci anche con un pulmann al seguito per consentire ad amici e parenti di condividere questa bella esperienza. Visiteremo infatti la parte più turistica del Perù, Cusco, Macchu Picchu, lago Titicaca, Nazca, fino alla Bolivia. 

Chissà se sarà possibile. L’augurio dello scorso anno mi ha portato fortuna…

Gianni Castellini

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