Australia Twin. Capitolo 2 - Turchia

"Tratto dal sito www.australiatwin.it"

Mamma li turchi!

Ho festeggiato (a modo mio) i miei primi due mesi in viaggio. Più che acqua sotto i ponti… da quando sono partito è passato un mare! La data del 9 agosto può esser considerata lontana o vicina… a me pare sia di una vita fa! Un po’ di chilometri, qualche cicatrice, tanto sudore, ma anche tanti sorrisi. Di quelli semplici, spontanei, che arrivano quando meno te l’aspetti. E che sono i più preziosi.

In tutti i Paesi che ho attraversato ho trovato gente che si sbracciava per salutarmi, che mi ha offerto da bere nelle giornate più calde o asilo nei posti più impensati. Finora cinque i Paesi (esclusa l’Italia) attraversati, a volte di fretta, a volte con un pizzico di calma. In Slovenia mi è stato proposto di non ripartire, in Croazia sarei restato un po’ di tempo in più,  in Serbia mi è stato chiesto di tornare, in Bulgaria è come se ci fossi vissuto da sempre, in Turchia… non volevano farmi entrare! Problemi con l’interpretazione della targa (è del tipo ‘vecchio’) e con la lettura del numero di telaio.

Mancava solo che mi contestassero la misura dei pneumatici ed avevo fatto tredici. Inaspettatamente, però, la Turchia è la nazione dove ho trascorso più tempo in assoluto da quando sono partito. Più di un mese, ovvero molto più del previsto. In Istanbul ho fatto i miei visti per Iran e India e poco ci mancava che, all’ambasciata iraniana, mi perdessero il passaporto. Un sedicente (per non dire defic…) impiegato mi mostrava uno a uno i passaporti in suo possesso (tranne il mio) e in qualunque momento avrei potuto acquisire una nuova identità scegliendone uno a caso. Per un momento sono stato tentato… Istanbul: città caleidoscopica, gremita come un termitaio, inebriante coi suoi profumi (e non) e incandescente con la sua vita notturna. Se riuscirete a sopravvivere al traffico cittadino vi sentirete immortali e potrete assaggiare anche i piatti più speziati. Ma, in fondo, è una metropoli e come tutte le grandi città non permette di scoprire la vera essenza di un popolo. Per farlo bisogna muoversi verso Est. Guarda caso la mia direzione!

Più sono i chilometri verso oriente, più si fa vivida la sensazione che ‘qualcosa’ sta cambiando. La pelle della gente si scurisce, il caldo va scemando, le strade diventano pessime e le donne più coperte… mentre il modo di guidare resta (ahimè) sempre lo stesso! Eppure i punti in comune con l’Italia sono molti: tutti si lamentano dei propri politici, la benzina è alle stelle, è difficile trovar lavoro quasi dappertutto e la buona cucina non manca. Certo, le prelibatezze del Bel Paese non le batte nessuno, ma devo ammettere di aver assaporato anche ottime pietanze lungo il mio cammino.

È stato divertente l’approccio con la gente: tutti mi scambiavano perennemente per un locale, quindi via a parlar turco con me e gran disappunto quando vedevano il grosso punto interrogativo dipinto sul mio volto. Non ho mai avuto grossi problemi e le persone incontrate hanno sempre lasciato un segno positivo nella mia mente. Alcune macchie qua e là, dettate più che altro dalle credenze ed abitudini.

Non tutti sono bigotti e con gli occhi parati, tuttavia (ogni tanto) qualche incomprensione è saltata fuori. Baciarsi in pubblico è fuori discussione e camminare mano nella mano sembra già una conquista. Mi ha stupito sapere che le donne, negli autobus a lunga percorrenza, non possono sedere di fianco agli uomini e se l’ultimo posto libero non è affianco ad una persona del proprio sesso… si rimane a piedi! Inoltre: le scarpe restano fuori da ogni casa, si beve tè come fosse acqua, al mattino si fa colazione con uova, formaggio e pomidoro, le mogli vengono scelte dalle madri dello sposo durante gli hamman e le moto sono un privilegio per veri ricchi.

Per motivi religiosi c’è anche chi si diverte senza alcoolici e non può invitare a cena le proprie compagne di classe… ma anche chi se ne frega bellamente e si concede a liquori e vita mondana. Alla fine il confine è labile ed ognuno ha la libertà di scegliere come e cosa fare, nonostante la rotta del Governo sia decisamente conservatrice e votata alle leggi dell’Islam. Ma, in fin dei conti, è un Paese tanto vasto quanto diverso a seconda delle zone che si attraversino. La zona mediterranea mi ha fatto sentire (quasi) a casa, Pamukkale mi ha stupito con scenari a dir poco extraterrestri, la Cappadocia mi ha fatto rimanere a bocca aperta con i suoi panorami, il monte Nemrut… mi ha fatto sentire come un re!

A due mesi dalla partenza tirare le somme potrà sembrare eccessivo, tuttavia un piccolo computo l’ho fatto. Qualche migliaio di chilometri fa avevo un’idea del viaggio molto diversa da quel che si è rivelata: pensavo di dover trascorrere molti momenti in solitaria e dover fronteggiare molta solitudine e noia. Ad oggi ho letto appena cinquanta pagine del mio libro, il lettore MP3 ha ‘suonato’ ben poche canzoni e non ho visto nessuno dei film sul mio PC. Incredibile a dirsi: ho fatto fatica a trovare dei momenti per starmene da solo!

Ho incontrato tante di quelle (meravigliose) persone da far invidia ad un’agenzia matrimoniale! In ogni nazione, in ogni dove, sorrisi e strette di mano, abbracci e tanta sincera amicizia. Chi sono io? Un astronauta caduto dallo spazio pronto a conquistare il mondo? Un vagabondo che si è scoperto hippie con qualche decennio di ritardo? O una pecorella smarrita che sta cercando la via di casa? Niente di tutto questo: sono una persona normalissima alla scoperta di questo meraviglioso mondo che ci ospita e che ci sostiene. 

Chi (tantissimi) è entrato in sintonia con me ha percepito questo mio proposito che, in fondo, dovrebbe essere il fine ultimo di tutti noi: aprire gli occhi ed abbracciare per intero questo incredibile pianeta e tutti le meravigliose creature che lo popolano! A risentirci presto dall’Iran!