Il tigrotto della Malesia

"Tratto dal sito www.australiatwin.it"

Entrato in Malesia e sgrano gli occhi: mostro il passaporto e da un gabbiotto ricevo un sorriso, un timbro e novanta giorni di visto. E ci ho messo trenta secondi.

Per la moto va un po' peggio, ma lamentarsi di dieci minuti di attesa mi sembra una eresia. Cambio i soldi in un ristorante (!) e schivo dei nuvoloni neri che si muovono in direzione opposta alla mia. Nel mentre mi ronzano intorno moto di ogni tipo e cilindrata: dalle piccole 125 cc due tempi a delle poderose granturismo 1800 cc.

La differenza con le strade thailandesi appena percorse si 'sente'... a partire dagli scarichi aperti! Ancora una volta rotta verso sud. Stavolta l'oscurità non mi impensierisce, ma preferisco fermarmi ad una stazione di servizio per mettere qualcosa (“Qualcosa” è la parola giusta, visto che non so di cosa si tratti) in mezzo ai denti (perché si dirà mai “Sotto i denti”? E l'arcata inferiore che ci sta a fare?) e concedermi un po' di riposo.

Altro Paese altro portico, ma stavolta le zanzare le tengo a bada un po' meglio... Sveglia con un camionista affianco a me che se la dorme alla grandissima (ma anche io mi sono fatto valere) e giù di nuovo in strada. Ma, come sempre, le grosse arterie di collegamento sono troppo noiose per i miei gusti e dopo un po' via verso le stradine laterali.

Mi dirigo a naso dove mi piace di più il colore del cielo macchiato dalle nuvole... con la maglia del giorno prima ancora ad asciugare dietro la moto per via dell'umidità pazzesca di questi posti. E allora: via verso Cameron Highland! Motivo? Mi piaceva il nome... ero un fan di Cameron Diaz quando ero piccolo...

La strada è fantastica: curve da terza e seconda in salita e discesa, tante moto e un piacere di guidare come non mai finora! Mi sento così a mio agio da iniziare ad esplorare limiti (a me) sinora sconosciuti...

Mi butto col corpo dentro le curve, sento l'anteriore graffiare l'asfalto e la mia bella volare noncurante dei quintali di materia di cui è composta. Le leggi della fisica si prendono un giorno di vacanza dandomi la possibilità di andare a pizzicare alcune strisce di copertone sinora immacolate. Viaggio con un sorriso incredibile stampato in faccia, con la consapevolezza di poter fare quel che voglio, con un mezzo incredibile creato per un solo motivo: sollecitare i surreni al fine di produrre quantità smisurate di adrenalina!

Gestisco il cambio come un operaio spiritato, tiro i freni sino a centro curva come un maniaco da pista e apro il gas come un assassino in fuga! Sicuramente c'è chi  sa fare queste cose meglio di me, ma a me non frega nulla: oggi sono io il re di questa strada e mi prendo quel che voglio! Risultato: 'na goduria pazzesca! E tante, tantissime curve... ma anche tanto gelato alla fragola (ci sta sempre bene) e... tanta acqua!

Arrivo a Kuala Lumpur scampando nuvoloni neri come la pece e fermandomi di sovente per evitare di passare da motociclista a navigatore... La vista delle Petronas Tower mi fa sentire in un sogno: per me questo Paese era famoso per loro e per i Gran Premi. Altro non so, ma sono pronto a scoprire cos'altro c'è in questa terra bellissima... Sono convinto che mi piacerà: sin dal primo incontro coi benzinai la sorpresa di fare un pieno con 10 € (un litro di benza costa 47 centesimi!) mi fa ben sperare per il prosieguo... Arrivo dal mio ospite Leonard (ancora grazie a Couchsurfing) in ritardo (non sapevo di dover andare un'ora avanti con l'orologio rispetto alla Thailandia), ma vengo accolto calorosamente e questo mi basta. Una meritata doccia dopo quattro giorni intensi di moto...

La passeggiata notturna in Bukit Bintang (il centro di KL) mi fa rendere conto di ogni singolo muscolo utilizzato in questi giorni di guida e... mi fa ammirare prodigi di ingegneria edile in un'atmosfera assolutamente incredibile. Tanti colori che mi sembrano così vivaci... pare io stia usando un filtro della macchinetta fotografica per esaltarne la saturazione... sono semplicemente incredulo!

Vengo circondato da grattacieli e le torri Petronas (alte quasi mezzo chilometro!) sembrano messe là grazie a qualche programma di grafica... tant'è che le foto sembrano finte! Le avevo viste sempre e solo in televisione o su qualche sito internet... non mi hanno mai affascinato tanto, ma trovarmi al loro interno e fare delle foto concentrandomi per farle entrare nell'obiettivo... mi fa rendere veramente conto che sono davvero lontano da casa.

Manca ancora tanto al mio arrivo, ma qui inizio a sentirmi decisamente vicino alla meta. Nei giorni successivi sarà un continuo di telefonate, ricerche su internet ed e-mail per trovare un nuovo cupolino, vedere gli orari dei traghetti dell'Indonesia e gli spedizionieri da Timor verso Darwin. Pochi responsi positivi, tant'è che sin da subito capisco che il mio soggiorno in KL sarà più lungo del previsto. Nel compenso mi godo la compagnia di Leonard e dei suoi simpatici amici. Tutti molto ospitali e sorridenti, la Malesia mi sta proprio piacendo. Un giorno ci concediamo un po' di refrigerio andando a bagnarci nelle fresche acque della cascata Sungai Gabai, davvero carina ed immersa nel verde; nel primo fine settimana andiamo sull'isola di Penang a visitare George Town... ci ero passato vicino e non l'avevo visitata, almeno ho recuperato in compagnia! Tornato a KL addirittura incontro Cristian, ragazzo termolese che ha un anno più di me, ha fatto il liceo nella mia stessa scuola e... lavora qua! E mai come adesso ho capito che il mondo è davvero minuscolo!

Ma non basta: incontro anche Ashleen, ragazza conosciuta in Bulgaria ad agosto... e per pochissimo non becco anche Carlo, altro ragazzo in viaggio in moto con cui dialogo da tanto... lascio a te i commenti! Sembra davvero sia capitato in un crogiolo di strade che s'intersecano... e la sensazione è fantastica! Ma, a parte questo, giorni passano lesti e di buone notizie ne arrivano poche. Traghetti ce ne sono, ma devo cercare uno che consenta di viaggiare con la mia moto e di porti ce ne sono tanti... ma ogni Compagnia fa un po' come gli pare e chiede i prezzi più disparati. Inoltre mi rendo conto (dalle informazioni di altri viaggiatori) che l'Indonesia non sarà facile: strade messe abbastanza male in molti tratti, traffico molto poco sicuro e ancora tanta pioggia. Inizia a frullarmi un'idea strana in testa... che si concretizzerà una volta raggiunto da Ste ed Anna (www.percorrendoindue.com), due ragazzi con cui parlo da tanto tempo. In viaggio dall'Inghilterra all'Australia, abbiamo mancato di incontrarci in India, in Nepal... ora non potevamo non beccarci! Simpaticissimi ed energici, ci facciamo due conti in tasca e ci regoliamo coi tempi dei nostri documenti. Con il Carnet ce la farei (anche se fra poco devo rinnovarlo), con il visto anche (ma devo entrare prima di compiere trentuno anni, ovvero entro il tredici luglio p.v.), però qua si parla di un altro mese e mezzo di viaggio... che farei con un sorriso stampato in faccia, ma devo far quadrare parecchie cose, non solo il morale e la voglia di viaggiare. Insomma, la decisione non mi piace, ma devo contemplare l'idea di spedire direttamente da qua. Per il cupolino altro problema: alcuni mi chiedono di aspettare due mesi (!) mentre l'unico che potrebbe farmene arrivare uno in quattro giorni mi chiede circa 160 $... Capito che risolverò il problema artigianalmente in Australia!

Nel frattempo non sto con le mani in mano e giro parecchio per questa città cosmopolita ed affascinante... non c'è tantissimo di storico da vedere, ma comunque la sensazione di girare per le strade in mezzo a civiltà, pulizia e tolleranza... è davvero piacevole! Nonostante sia dichiaratamente un Paese musulmano, tutte le religioni sono ben tollerate ed anche i musulmani stessi possono interpretare la 'regola' non dovendo obbedire rigidamente. Ma passo dopo passo, cena dopo cena, dopo scottature varie (piove tanto sì, ma il sole picchia comunque!) mi rendo conto che il mio viaggio sta prendendo sempre più un'altra piega. Faccio mille calcoli, ragiono su tempistiche, spese, traghetti, scrivo a tantissimi viaggiatori... sempre più la mia mente tende a 'cedere' verso l'idea che sembra più sensata: abbandonare l'intenzione di attraversare l'Indonesia e 'spedirci' (moto e sottoscritto) verso l'Australia. Ancora non la digerisco e vado a cercarmi foto ed ulteriori informazioni sulle isole poco distanti da qui... ebbene sì: il Paese sembra meraviglioso, ma appare lungo da attraversare. Si tratta di poco meno di 3000 km, tanti traghetti e strade messe davvero male. “Che faccio?” penso più e più volte... Ma ormai sembra la decisione si sia definita da sola. Eppure mi fa così strano pensare di arrivare in tale modo. Oddio: il piano originario prevedeva spedizione da Timor e comunque sarei arrivato via aereo... ma a Darwin... cambia poco, me ne rendo conto. Ma comunque la mia testa ragiona così in questi giorni. Sembra che sette mesi di viaggio e tutta la fatica sin fatta siano insignificanti dinanzi all'ultima spedizione. Arrivare a Melbourne è fuori discussione: mi sono posto di arrivare là via terra e così sarà.

Dunque la soluzione 'migliore' appare Perth. Là potrò cerare lavoro immediatamente e, se tutto andrà bene, potrò completare novanta giorni lavorativi prima che io compia trentuno anni e poter richiedere il secondo anno di Working Holiday Visa... questo almeno il piano. Anche per Stefano ed Annamaria sembra la soluzione migliore (sebbene non abbiamo il mio 'problema d'età') e decidiamo per questa via. E così decidiamo di concentrarci sulla spedizione e salta anche la visita a Tioman, la perla delle isole malesi. Dopo una giornata spesa all'aeroporto per cercare la Compagnia migliore per far viaggiar le nostre adorate motine... è fatta: cargo prenotato e biglietti fatti per noi. Sì, proprio così: volo il 18 marzo per Perth, arrivo lunedì 19 e poi due giorni per sdoganare le moto. Sembra fatta. Sarebbe il compimento di questo lungo cammino e, sebbene con dei cambiamenti, è quel che desidero da quasi due anni. Ho sudato, lottato, faticato e imprecato per realizzare tutto ciò. Eppure non mi sento soddisfatto. Fosse per me quasi tornerei in Italia per ripartire nuovamente... Che mi abbia preso la 'malattia da viaggio' o che non realizzi consciamente quel che sta accadendo? Non so... so solo che sono confuso e non mi rendo conto che fra poco sventolerà la bandiera australiana sopra la mia testa. Mando e-mail, prendo contatti... ma ancora sono qua, attonito ed incredulo.

Amico/a mio/a, tu che stai leggendo queste pagine... ce l'ho quasi fatta. Più di sette mesi di viaggio, ovvero duecentoventiquattro giorni lontano da casa e dagli affetti. Quindici mesi dall'inizio della gestazione del progetto. Ventuno mesi dalla sua ideazione; da quella famosa notte insonne, a Bologna, dove la testa vagava e a tutto pensava fuorché a lasciarmi in pace e dormire. Per me: sembrano passati decenni. Non mi riconosco quasi più se ripenso a quel che facevo e quel che ero. Vivevo diversamente, agivo diversamente, sognavo tanto... Ora sogno ancor di più, ma con la consapevolezza che i sogni, se si fatica, se si lavora duramente e se ci si sacrifica... si realizzano.

Sacrificarsi, sì, perché le cose belle arrivano solo dopo impegno e dedizione... e sudore! Mentre scrivo vorrei dare sfogo ad un fiume di emozioni e sensazioni che porto dentro da tantissimo tempo... ma sarebbe impossibile. La testa mi scoppierebbe e... in fondo, c'è ancora un Paese nuovo che mi aspetta, là dall'altra parte del mondo dal quale sono partito. Incredibile. Se mi avessero detto che avrei fatto questo qualche anno fa... non ci avrei mai e poi mai creduto. Invece eccomi qua. Ho speso cinque ore a lavare accuratamente la moto (anche con lo spazzolino da denti!) da sabbia e terriccio... sperando di evitare la rigida (e costosa) quarantena australiana... Terra e olio nel paramotore, fango sul forcellone e sui cerchi, sporco incrostato dappertutto. Avrei potuto ripercorrere e mie tappe dall'Italia a qua... semplicemente guardando cosa c'era nel radiatore! E nel filtro: insetti e sporco di ogni tipo, addirittura pezzi solidi di un materiale non identificato... Quasi mi ustiono, sotto questo sole cocente, per finire il tutto e preparare la moto a questa nuova avventura. E, nel mentre, i bagagli e la tenda lavati sotto la doccia ancora ad asciugare... Ho la sensazione di scrivere qualcosa di strano, ancora non so ben definire cosa voglio dire... perché ancora non so bene cosa provo.

Ultimi controlli ai documenti, panni ed attrezzi mischiati per sfruttare al meglio i kg dei bagagli del mio biglietto aereo... e sabato mattina sveglia all'alba per essere al cargo ed 'impacchettare' le moto. Foto di rito dinanzi all'adiacente autodromo di Sepang (fra una settimana esatta qui romberanno le F1) ed arriviamo con l'ultimo litro di benzina come vuole la tradizione delle spedizioni aeree. Quasi tutto bene con i custom officer ed io ed Annamaria ci insospettiamo... quando le cose vanno troppo bene non è un buon segno. Infatti: subito problemi con la pesa delle moto visto che quelle dei ragazzi erano state calcolate come una sola invece che due; questo comporterà un costo diverso da quello preventivato. Fatto questo le mie carte (prepagata e bancomat) non funzionano per pagare e dobbiamo fare tutto con l'unica, di Annamaria, che funziona. Non fosse stato per loro, sarebbe potuto essere un bel problema e forse avrei rischiato di dover spedire giorni dopo ed anche di perdere il volo. Risolto questo, ci dicono che le moto stesse verranno caricate solo a mezzanotte, pertanto dovremo lasciarle in mano agli addetti del cargo (anche le chiavi vogliono!) e sbrigheranno loro la faccenda. Ma siamo pazzi?! Questi sono dei fuscelli da 50 kg a testa, non riescono neppure a sedere sulle moto toccando con i piedi a terra e di sicuro non avrebbero la minima premura delle nostre due ruote.

Figuriamoci poi se noi lasciamo a loro l'incarico di avvolgerle con il nastro e far sì che non rischino danni. Già viaggiano senza cassa, figuriamoci se poi le lasciamo in balia di questi fenomeni... Ma non vogliono autorizzarci ad entrare nella zona cargo, inventano scuse varie e dobbiamo fare la voce grossa e minacciare lamentele e lettere sui giornali. Siamo qui da prima delle dieci di mattina e alle due del pomeriggio non abbiamo risolto ancora nulla, se non i documenti. Prima inventano che devono fare una struttura di legno sopra la piastra d'acciaio su cui andranno posate le moto, poi dicono che è orario di lavoro frenetico e quindi non hanno personale da dedicarci (ma intorno a noi c'è ben più d'uno a girarsi i pollici...), poi dicono che dobbiamo aspettare mezzanotte, poi altre scuse e cavolate... Dopo esser andati a lamentarci direttamente dal manager responsabile, finalmente (alle 16:00) ci consentono di lavorare sulle moto e di poterle piazzare nella maniera più opportuna.

Dopo tutto questo casino (“Scusa il termine, ma non ne ho uno che renda l'idea meglio di questo!”) ci viene richiesto di sgonfiare le ruote, svuotare i serbatoi dell'ultimo litro (scarso) presente e di disconnettere i cavi della batteria. Cose che noi, ovviamente, non facciamo. Smontare telaietto e fiancatina adesso non è decisamente una soluzione contemplata. Avvolgiamo tutto nella pellicola, stiamo ben attenti ai vari particolari delle moto e, dopo altre due ore, finalmente abbiamo finito. Dopo tante ore di battaglia ancora non mi sento sicuro della ditta alla quale ho affidato la mia signorina... in questi frangenti c'è poco da stare rilassati, ma di più non posso fare. Ste ed Anna decidono di restare in aeroporto, io invece ritorno verso casa di Leonard con autobus e metropolitana.

Dopo altre tre ore sono finalmente a destinazione, dove mi aspetta una desideratissima doccia ed una cena abbastanza schifosa... decisamente non mi mancherà il cibo malese. E penso: “Ormai è andata, manca davvero un soffio.” Non ci sono ripensamenti e posso solo fare ampi respiri per cercare un nuovo equilibrio interiore. Carico le foto nel diario e, nel mentre, ripenso a tutto quel che è stato, sinora, per arrivare fin qui. Una vita intera mi è passata sotto le ruote e non riesco a capacitarmene. Preferisco chiuderla qui, mi ci vorrà del tempo per metabolizzare quel che sta succedendo; scrivere queste righe mi aiuta ad entrare nel vivo di questo 'nuovo passo' del viaggio e... cavolo, nella testa ho un turbine di pensieri ed emozioni. C'è chi dice che “Partire è un po' morire...” A me sembra che il morire sia nell'arrivare... Ora basta, non voglio scrivere altro, mi riserbo di farlo una volta a destinazione... Sono curioso di vedere come sarà il primo acchito e... non so più che scrivere! Abbi pazienza, tu che leggi, ma... mai prima d'ora mi ero sentito così. Mi sento quasi sospeso a mezz'aria, come se saltassi e mi fermassi a dieci centimetri da terra, in una apnea infinita. Meglio che vada a letto... domani ne accadranno parecchie di cose...

 

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