LongWalk.it - Claudio Giovenzana

Mi chiamo Claudio Giovenzana, sono fotografo professionista e psicologo. Viaggio da anni munito di penna, taccuino, macchina fotografica e attrezzatura professisonale. Con l’amore per il viaggio viene l’amore per il racconto attraverso i suoi linguaggi e codici, dall’inchiostro alla pellicola al sito internet.

 

Eccomi alla carica con i video.. piano piano mi metto in pari con l’assenza degli ultimi tempi.

Ero in Valle Bravo, vicino allo stato del Mexico (lo stato non il paese), andavamo per montagne a vedere questa natura dalla faccia quasi alpina. C’erano boschi di pinete che sembravano una cartolina della Valmalenco. Roba da ridere pensare che il Messico sia polvere e spiagge. Abbiamo lasciato il guzzi al margine della strada, dove alcuni Jinetes a cavallo si sbracciavano per fermarci e proporci un tour.

Siamo saliti verso Santuario a dorso di cavallo, sento ancora i rumori degli zoccoli sulle rocce del sentiero fangoso e stretto. L’ultima parte è stata a piedi, i cavalli erano sudati e sfiancati, li abbiamo lasciati legati ad un albero. Sentivamo solo il rumore delle fronde da piegare per farci strada sul pendio ma poi nelle ultime pause per prendere fiato iniziava quel fruscio di ali che si sfregano per il freddo. Una vibrazione che animava il bosco, faceva gli alberi come tralicci di tensione dalle cui cime si avvertiva una moltitudine in movimento.

Avevo un Tele per fortuna ed un convertitore che ne aumentava ancora la lunghezza focale.. la luce faceva pena.. le cime degli alberi si immergevano in un cielo tra il bianco latte ed il grigio perla… qualcosa di pestilenziale per una fotografia a colori.. ma ho ripreso più che potevo.

Milioni fi farfalle appese ai rami come grappoli di uva arancione..  poi qualche macro con la testa nei cespugli più bassi a vedere da vicino la carta velina di quelle ali che hanno viaggiato dal Canada per riprodursi al caldo e morire. La guida che ci accompagnava paventava l’importanza dell’eco turismo mentre con il macete faceva a pezzi mezzo bosco per fare spazio al cavalletto della macchina fotografica.. l’abbiamo fermato in tempo.

Sono tornato a Valle Bravo con una fortuna nelle schede di memoria.. un materiale grezzo da sistemare per far ri-vibrare i colori, isolare i soggetti, stabilizzare i movimenti di camera.

Il distillato è questo video.

http://www.longwalk.it/it/un-poco-di-wilderness/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+PhotographyOfTheWorld-ClaudioGiovenzana+%28Longwalk.it+-+Claudio+Giovenzana%29


La settimana scorsa ho chiesto permesso per visitare una miniera dismessa qui in Guanajuato.

L’Ingegner Alberto mi ha scortato sino ai livelli più bassi, chiusi al pubblico, che sono rimasti a disposizione solo degli studenti di “Mineria” dell’Università.
Visitare una miniera, in latino america e sopratutto in Messico, è visitare la storia di questo continente.

Non è come da noi dove “Ti mando in miniera” era solo uno scherzo, vestito a minaccia, per prendere in giro i pigri.
Qui le miniere fanno i soldi di alcuni e le polmoniti di altri. Quelli che estraggono tonnellate di roccia con martello pneumatico, dinamite e trivelle.
Il papa di Olga lavorava in una miniera, lavoro rischioso e pesante ma non come nel 1810 quando aprì la miniera che vedete nel video. Ai tempi si viveva sino a 35 anni con questo lavoro e nel cuore della miniera una piccola cappella raccoglieva le preghiere di chi sperava di uscirne vivo ogni giorno di lavoro.

-Sopravvivi? Meglio Grazie-
Se ultimamente mi vedete poco aggiornare il sito non è per malavoglia ma per tempo, come vi dicevo infatti sto lavorando a tempo pieno nella produzione di Video Stock coronando il sogno che ho di poter vivere di quello che vedo viaggiando attraverso un lavoro in internet, quindi omnipresente e quindi perfetto per chi sis posta come me. E forse ci sto riuscendo. Ma per fare 1100 video da novembre ad oggi, girare, tagliare, correggere, descrivere in inglese ed aggiungere 50 parole per ogni clip… ci vuole tempo e pazienza. Non ho visto una lira i primi tempo ed ero mezzo demoralizzato ma il mese scorso ho chiuso con 400 dollari ed è stata una festa… questi primi 10 giorni di febbraio sono già 300 dollari.. possono essere inezie per un italiano ma non per chi viaggia e valorizza il centesimo per il proseguo del suo sogno itinerante. Forse potrei fare soldi se mi mettessi a vendermi a privati o ad enti governativi come feci in Taxco.. ma non ho voglia di avere a che fare con gente che truffa, raggira, cambia le carte in tavola e trova escamotage.. sono stufo, come stufo di interpellare  politici. Mi voglio liberare da tutto e lasciare il lavoro nella freddezza siderale di una vetrina online che espone e vende da sola a compratori che non conoscerò mai. Con piccole eccezioni ovviamente come la pubblicazione di articoli che inizierà a Marzo con MOTOCICLISMO. La rivista numero uno del settore!

La settimana prossima vado ad aiutare Greenpeace, mantenuto dai piccoli introiti dei video andrò in un paradiso naturale per dare una mano a salvarlo dalla cementificazione selvaggia e criminale. Ma ve ne parlerò al prossimo post probabilmente.
Quindi abbiate pazienza e sappiate che dietro i miei silenzi c’è tanto lavoro e tante immagini che condividerò presto con voi. Non mollo da più di tre anni e non lo farò certo adesso.

 

 

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Immagine: 

 

Fortunatamente il papa di Olga sta meglio,
vediamo ora quali danni neurologici rimarranno dopo la riabilitazione. Ho scazzato parecchio con i dottori e dopo due settimane ancora non abbiamo una diagnosi ma solo ipotesi cliniche che nessuno si è degnato di confermare. Cmq il pericolo di vita ora non sussiste ed ha avuto un recupero spontaneo dopo il ciclo di antibiotici. Se era grave sarebbe probabilmente morto con tante grazie alla noncuranza del centro ospedaliero.

Veniamo al viaggio..
tra un paio di settimane mi rimetto in strada, per qualche migliaio di km, probabilmente verso la penisola più lunga del mondo: la bassa california.

Sarà un ritorno alle origini visto che l’ultima volta che ci misi piede e gomma è stato 3 anni fa, dopo solo un paio di mesi di viaggio. Da pivello, senza conoscenze fotografiche rilevanti ne attrezzatura ne consapevolezza della ricchezza di biodiversità e storie presenti in questa lunga striscia di deserti.

La foto che vedete appartiene invece al passato, ad un paio di mesi fa, quando mi ficcai in testa di andare nel punto più alto da dove si lanciano i paraglider con il parapendio. Il povero ferro si è sorbito la sua razione di buche, sassi e colpi ma, come sempre granitico e caparbio, è arrivato a destino con due persone sopra!

E’ stato emozionante scoprire tra i lettori del blog MASSIMO di CORMASMOTORS.COM che lavorò come responsabile tecnico in Guzzi proprio quando svilupparono il Ferro, è lui il dottor Frankenstein che misa a punto la versione della California che guido. E mi ha redarguito di non cambiarla (e chi lo ha mai pensato?) perché di ferracci robusti come il mio non ne fanno più.

Lunga vita al pompone.

Ci sentiamo presto.

 

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